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Addio al Certificato di Assicurazione cartaceo

Il Ministero dell’Interno comunica che non è più necessario tenere nel proprio veicolo copia cartacea in originale del certificato di assicurazione.

Infatti, in sede di controllo da parte delle forze dell’ordine preposte, l’assicurato potrà esporre il certificato in formato digitale direttamente dal proprio smartphone, oppure potrà esibirne una copia cartacea anche non in originale.

Quindi nessuna multa sarà prevista per il mancato possesso da parte del conducente del certificato di assicurazione originale, e non verrà richiesta l’esibizione del certificato originale in formato cartaceo successivamente negli uffici di polizia, ai sensi dell'art. 180 comma 8 del codice della strada.

La delibera del Ministero è diretta conseguenza del provvedimento IVASS del 22 dicembre 2015, secondo cui: «nel caso di stipulazione di contratti di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, la trasmissione del certificato di assicurazione avviene su supporto cartaceo tramite posta o, ove il contraente abbia manifestato il consenso ai sensi del comma 2, su supporto durevole, anche tramite posta elettronica...”.

Puccinelli Assicurazioni consiglia di scegliere il canale e-mail per comunicazioni inerenti ai preventivi, alla stipula della polizza e alla gestione del contratto. In questo modo il cliente, oltre a evitare un inutile spreco di carta, beneficerà di uno sconto sul premio assicurativo e riceverà le comunicazioni della Compagnia con più tempestività evitando possibili disguidi postali.

L'AUTO DEL FUTURO

Secondo Mc Kinsey, nota società di consulenza a livello internazionale, le automobili del futuro saranno sempre più connesse ad internet. Ci sarà un maggiore utilizzo dei car data ma anche degli advanced analytics che porteranno ad implementare l’attuale livello di sicurezza sulle auto, sfruttando a pieno le potenzialità della rete. Entro il 2030 i dispositivi hi-tech registreranno una diffusione altissima contribuendo a dare slancio ad un segmento di mercato che da solo arriverebbe a valere circa 500 miliardi di dollari.

Tutto ciò, come si può immaginare, avrà un grande impatto anche sul fronte dell’assicurazione auto, che dovrà necessariamente rimodularsi sulle base delle nuove esigenze dei guidatori. Senza contare poi che, la sempre più ampia diffusione di tutti questi particolari dispositivi, potrebbe portare ad un maggiore livello di sicurezza al volante riducendo drasticamente il numero di incidenti stradali.

Realisticamente sembra che saranno necessari ancora una decina di anni perché questi sistemi di nuova tecnologia entrino a pieno regime sulle vetture ma le prospettive evidenziate sono positive, specialmente se si considera lo stato attuale delle cose. I guidatori infatti sembrano apprezzare tutti quegli strumenti che facilitano l’uso dell’automobile: basti pensare ai sensori di parcheggio, presenti in più della metà dei mezzi circolanti, ma anche il navigatore, elemento ormai irrinunciabile per l’80% del campione.

Molti sono gli studi che, specialmente negli ultimi tempi, si sono occupati di indagare quali saranno le caratteristiche principali del parco auto che circolerà nei prossimi anni sulle nostre strade. Stando a quanto comunicato da un’indagine curata da KPMG le famiglie diventeranno sempre più attente all’ambiente – ed al proprio portafoglio – scegliendo sempre di più i servizi di car- sharing. È stato stimato, ad esempio, che negli Usa entro 25 anni quasi la metà delle famiglie non possiederà più un’auto di proprietà, preferendo mezzi a noleggio, pubblici o condivisi.

Italia tra i Paesi a maggior rischio hacker per il cloud

l paese dell’area continentale europea più esposto al rischio di cyberattacchi è l’Olanda, seguita da Bulgaria e Bielorussia. I Paesi più sicuri sono invece Irlanda, Norvegia e Danimarca. L’Italia, che compare in nona posizione soltanto nel ranking dei Paesi più esposti al rischio di eventuali attacchi cloud.

Sono i dati pubblicati da Specops Software, che ha analizzato la percentuale di attacchi su Azure e la percentuale di apparecchiature che sono state prese di mira da attacchi di data mining, malware e ransomware, utilizzando i dati del Microsoft intelligence report.

Al di là della nona posizione nella classifica specifica sul Cloud, in ogni caso, l’Italia non compare in generale nelle varie top ten dello studio, né tra i Paesi meno esposti né tra quelli più a rischio, veleggiando nelle posizioni centrali nel gruppo dei 32 Paesi presi in considerazione.

Quanto alle offensive finalizzate al mining di criptovalute, i più esposti sono Bielorussia, Ukraina e Bosnia Erzegovina, con la top ten occupata stabilmente dai Paesi dell’Europa orientale: a seguire infatti ci sono Serbia, Bulgaria, Romania, Lituania, Croazia, ungheira e Lettonia. Quanto agli Stati meno esposti a questo genere di rischi a guidare la classifica è l’Irlanda, seguita da Regno Unito e Norvegia. Poi Danimarca, Svizzera, Svezia, Finlandia, Austria, Germania e Olanda.

Se si prende invece in considerazione il rischio malware, le prime tre posizioni del ranking sono occupate da Bielorussia, Ukraina e Bosnia Erzegovina, mentre le aree più sicure sono di nuovo l’Irlanda, la Finlandia e la Norvegia.

Nel ranking dedicato ai ransomware svettano per la loro esposizione agli attacchi Ukraina, Bielorussia e Bosnia Erzegovina, e per la loro capacità di tenersi al sicuro dagli hacker Irlanda, Regno Unito e Francia.

Fonte: Corcom

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